Attenzione cala il piacere di fare regali

L’Ufficio Studi Confcommercio ha presentato la settimana scorsa un’analisi sull’andamento dei consumi, l’ammontare delle tredicesime e la propensione alla spesa in vista dell’appuntamento dello shopping di Natale. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella: Il conto delle tredicesime, che facciamo da diversi anni, va affrontato con cautela, ma depurando tutto, si ottiene un budget di spesa mensile che dovrebbe avvicinarsi ai 1.500 euro, superando perciò i precedenti massimi e facendo segnare in termini di risorse reali un ritorno ai livelli pre-crisi. Il che potrebbe essere una buona indicazione per il prossimo Natale, sempre che fiducia e reddito disponibile non giochino brutti scherzi e sempre che gli acquisti della settimana del Black Friday non siano stati sostitutivi di quelli del Natale”. Per quel che riguarda i regali, secondo Bella non c’è una spinta particolarmente forte al regalo: sostanzialmente siamo ai livelli di propensione e di percezione dello scorso anno, la spesa pro capite per i regali resta costante più o meno anche quest’anno, ancorata ai livelli, abbastanza depressi, del 2013. Secondo il centro studi, gli italiani penseranno a mettere ordine i propri bilanci e poi magari a fare qualche viaggio in più piuttosto che a fare regali, che però restano una voce importante per i target di dicembre delle imprese. “A conferma di qualche incertezza presente tra le famiglie c’è la prosecuzione del trend discendente sulla gradevolezza del rito dei regali, un fatto piuttosto importante per il commercio: se si riduce la voglia e la piacevolezza del fare i regali sarà difficile rimettere in sesto molti bilanci aziendali, per i quali il mese di dicembre continua a rappresentare il momento dirimente tra proseguire l’attività o chiudere. Qui credo ci sia bisogno di nuove e più importanti iniziative di marketing per rilanciare il Natale come festa consumistica. Può piacere o meno ma questi dati indicano una certa disaffezione che va recuperata”. Per quel che riguarda la percezione della crisi, non si riduce neppure la percentuale di coloro che non ritengono del tutto finita la crisi: “ennesima conferma di un malessere. Infatti, per quanto riguarda il reddito disponibile nel 2018, cioè praticamente oggi, siamo ancora indietro rispetto ai massimi del 2007 di oltre 2010 euro a testa, e questo dice perché tuttora molti concittadini faticano a sentirsi soddisfatti: non sono dei traditori o dei disfattisti, patiscono questa perdita, la sentono tutta. Detto ciò però rispetto al minimo del 2014 abbiamo recuperato circa 700 euro a testa, con una crescita cumulata in 4 anni del 4% reale. Valutazioni analoghe valgono per i consumi: “siamo ancora sotto di circa 1000 euro rispetto al massimo del 2007 ma abbiamo recuperato altri 1000 euro rispetto ai minimi del 2014, con una crescita del 6,3% nel quadriennio 2015-2018″ ha concluso Bella.

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