Aziende in gioco, quando i giochi in scatola entrano negli uffici

I giochi in scatola strumenti per migliorare le performance aziendali. Ne parlano gli autori di Aziende in gioco Marco Saponaro e Luca Borsa
||||||||

Progettare Workshop con i giochi da tavolo. È questo il sottotitolo di Aziende in gioco, il libro che spiega come il gioco può portare a risultati soddisfacenti trasformando il divertimento ludico in un vantaggio nell’ambiente di lavoro. Ed è così che Scotland Yard, Pozioni, Pandemic e Il trauma del tram finiscono per uscire dagli stretti confini del mondo gaming per diventare un utile strumento per migliorare le performance aziendali. Ne abbiamo parlato con gli autori, il facilitatore aziendale Marco Saponaro e il game designer Luca Borsa.

AZIENDE IN GIOCO – INTERVISTA

Da dove nasce l’idea del libro?
Marco Saponaro: Il libro è nato come risposta al mio lavoro, quello di facilitatore aziendale. In poche parole, vengo chiamato dalle aziende per risolvere problemi. Il mio ruolo però non è quello di dare soluzioni, ma di aiutare e stimolare le persone a trovare una strada che le conduca alla risoluzione. L’idea di usare i giochi da tavolo come strumento nei miei workshop è capitata per caso. Una sera, durante una serata con amici in cui ci siamo ritrovati a giocare a Scotland Yard, mi sono reso conto che le dinamiche del gioco si adattavano perfettamente ai fattori di stress che stavo analizzando proprio in quel periodo per un’azienda. Così il giorno dopo, invece di presentarmi con le mie solite slide, ho portato con me una confezione del gioco e ho lasciato che le persone si immergessero nella partita usando poi le meccaniche del boardgame per spiegare le varie situazioni di stress. Da lì ho iniziato a “smontare” il gioco per comprenderne a pieno la meccanica e capire come usarlo al meglio nei mei incontri e ho avuto l’intuizione di mettere la mia esperienza in un libro. Per portare a compimento il progetto però avevo bisogno dell’aiuto di un game designer ed è qui che è entrato “in gioco” Luca.

Cosa ti ha convinto del progetto Aziende in gioco?
Luca Borsa: Questo libro nasce fondamentalmente da una reciproca empatia. Ci siamo trovati molto bene sia dal punto di vista professionale che da quello umano e questo ha permesso di rendere il lavoro più fluido e piacevole. Il mio mantra è “portare il gioco dove il gioco non c’è” e quando Marco ha citato questa frase ho capito subito che eravamo in perfetta sintonia. Quando Marco mi ha parlato di questo progetto ho accettato di partecipare con entusiasmo perché mi sono reso conto subito del suo valore aggiunto. Questo libro non è semplicemente un volume teorico e non è nemmeno una guida puramente pratica, è invece la perfetta summa di entrambe le cose.

Come avete scelto i giochi da inserire nel libro?
Borsa: Scotland Yard non è mai stato messo in discussione, era già “sul tavolo” ancora prima di iniziare visto che è partito tutto da lì. Per gli altri tre, invece, abbiamo scelto tra una serie di boardgames che potessero offrire una certa varietà in termini di tipologia: hanno fondamentalmente meccaniche diverse, si passa infatti da un competitivo puro a uno totalmente cooperativo, con varie sfumature in mezzo.

Come avete individuato i titoli più giusti per voi tra i tanti disponibili sul mercato?
Borsa: Li abbiamo testati sul campo. Perché ci sono molti giochi famosissimi che però non hanno delle soluzioni che si sposano bene con le tematiche aziendali.
Saponaro: Trovare il gioco giusto per la tematica giusta è essenziale. Per esempio, Il trauma del tram è perfetto per parlare di processi decisionali perché la dinamica si basa proprio sulle conseguenze di una decisione, che può essere influenzata da diversi fattori. In questo modo, quella che sembra essere una scelta semplice, ovvero andare su un binario piuttosto che un altro, alla fine risulta molto più complessa proprio perché entrano in discussione tante variabili.
Borsa: Una delle nostre regole non scritte era che il gioco dovesse funzionare esattamente così come era stato progettato, anche se poi naturalmente si possono sempre usare delle varianti per adattarlo al meglio alle varie situazioni.
Saponaro: Esattamente, per noi era importante restare, almeno all’inizio, all’interno del regolamento di gioco, anche perché restare dentro i confini di ruoli preesistenti permette di rendere il workshop più facile e fluido in quanto le persone coinvolte non si sentono prese in causa direttamente e partecipano in modo più rilassato permettendo così di ottenere il massimo risultato.

Ricapitolando un po’, quali sono esattamente le aree di facilitazione aziendale che vanno a toccare questi giochi?
Saponaro: Come detto prima Il trauma del tram è molto utile per il tema del decision making, Scotland Yard per quello del problem solving, Pozioni esplosive per la gestione delle risorse e la logistica, mentre Pandemic per il risk management. Però, è solo un consiglio. Alla fine, sta tutto a capire quale gioco funziona meglio per la situazione in cui ci si trova ad affrontare o il problema che ci troviamo a dover cercare di risolvere.

Qual è il plus per un’azienda di utilizzare i giochi per la facilitazione aziendale?
Saponaro: L’impatto. Fai emergere realmente le potenzialità delle persone. Se sei bravo a facilitare sei in grado di far emergere quali sono le qualità di una persona, a capire le sue caratteristiche e se è adatta o meno a un determinato ruolo. Spesso in un’azienda ci sono persone un po’ chiuse in se stesse che nelle normali riunioni non emergono ma che invece hanno molto da dire. Il gioco può aiutare a tirarle fuori dal loro guscio e a renderli partecipi attivamente. È ruolo del facilitatore essere bravo a introdurre il gioco in modo da mettere tutti a proprio agio.
Borsa: Il tema è rendere sì una giornata giocosa, ma più che altro è usare il gioco per ottenere dei risultati che non sarebbe stato possibile con una semplice lezione frontale. Il divertimento però non deve ovviamente essere fine a se stesso, non si trasformano le aziende in parchi giochi, ma il gioco aiuta a capire molte dinamiche in un clima molto più rilassato perché permette di abbassare le barriere che le persone si costruiscono attorno di solito quando sono in un ambiente più formale.

Il libro a chi si rivolge esattamente?
Borsa: Il libro è assolutamente trasversale. Può interessare aziende, facilitatori ma anche gli stessi giocatori. D’altronde a ben pensarci in fondo tutti lavoriamo in un’“azienda”, che sia un ufficio, una società pubblica, una scuola, uno studio professionale di 10 persone o da soli.

Ci sarà un sequel del libro?
Borsa: Il nostro editore, Emiliano Sciarra, che cura questa collana, è a sua volta un game designer (Bang!) e quando gli abbiamo proposto questa idea è stato subito entusiasta. L’idea di Marco però inizialmente era di fare un libro per ogni gioco e quindi perché no, abbiamo tanto materiale a cui attingere… Potremmo proporre altri quattro giochi oppure realizzare una variante sul tema, tipo Scuola in gioco…
Saponaro: L’idea di proseguire c’è, sto già testando alcuni nuovi giochi e quindi chissà, vedremo cosa ci prospetta il futuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare toystore.biz