In una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, al Mise e al Mef e pubblicata sui principali quotidiani italiani, Federdistribuzione e Confimprese spiegano quanto la crisi legata al Covid-19 abbia colpito il commercio, un settore che considerando solo il non food genera un giro d’affari di 110 miliardi di euro e coinvolge un milione di lavoratori. Per questo motivo, le due associazioni chiedono che tutte le aziende che realizzano la maggior parte del proprio fatturato attraverso una rete di negozi siano assimilate alle filiere in crisi come da decreto Cura Italia, che gli obblighi di pagamento siano congelati o resi cartolarizzabili, che siano rivisti gli accordi contrattuali relativi agli affitti dei negozi e che sia posticipato a settembre il pagamento dell’Iva e dei contributi, che siano depenalizzati i reati tributari per dichiarazioni regolari ma con mancati pagamenti e immessa liquidità tramite le banche, ponendo a garanzia anticipazioni su magazzino o altre forme collaterali. Quando ripartirà il settore, Federdistribuzione e Confimprese chiedono sgravi contributivi pari al 50% fino al 2021 per evitare licenziamenti, detrazioni fiscali maggiorate su investimenti e spese di marketing, facilitazioni del credito al consumo e di soluzioni di pagamento differite, detrazioni d’imposta e voucher a favore di persone fisiche per l’acquisto di beni e servizi preso le imprese operanti in settori in crisi.
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