Secondo quanto pubblicato da Istat, “il 2021 restituisce un quadro complessivo nel quale la pandemia continua a esercitare effetti sul comportamento demografico, per quanto non al livello dell’anno precedente. Tra gli elementi positivi si sottolinea un sostanziale sblocco dei vincoli oggettivi al desiderio di formare famiglia attraverso l’unione coniugale. Superato il blocco pandemico del 2020, nel 2021 si sono celebrati 179 mila matrimoni, con una crescita dell’85% sull’anno precedente che non ha tuttavia riportato la frequenza annua al livello del 2019. Un ambito che ancor più marcatamente segna la prosecuzione delle tendenze regressive in corso è quello della natalità. Con 399 mila neonati, l’anno 2021 certifica l’ennesimo traguardo storico del record di minore natalità mai registrato nella Storia d’Italia. D’altra parte, poiché le intenzioni riproduttive delle coppie manifestatesi nel 2021 hanno per lo più avuto corso nel 2020, alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità si sono associati gli effetti del lockdown, generando ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare. I fattori pandemici combinati alle questioni demografiche nazionali di lungo corso, tra le quali soprattutto quella del perdurante mantenimento della fecondità su valori minimi, hanno così determinato anche nel 2021 un livello molto negativo del saldo naturale. Dopo la cifra record di -335 mila unità del 2020, nel 2021 si è passati a -309 mila facendo così apparire un flebile ricordo, era il 2006, l’ultima volta in cui nascite e decessi erano in sostanziale equilibrio. In tale contesto, i flussi migratori netti con l’estero, pur tornati ampiamente positivi nel 2021, sono ancora lontani dal poter controbilanciare la perdita di popolazione dovuta a cause naturali, così come avveniva nel primo decennio degli anni 2000 e nella prima parte del secondo fino a tutto il 2013 incluso”.
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