Della penetrazione dell’online e degli acquisti in Rete e dei suoi effetti anche sul commercio e sulle sue imprese si parla da tempo, ma ora a puntare gli occhi sull’ecommerce e le sue ricadute sono anche gli esperti macroeconomici, tanto da coniare il termine di “Amazonificazione”. Termine con il quale, come emerso su Il Sole 24 Ore, gli esperti sintetizzano la dinamica per cui con il crescere degli acquisti on line e del numero degli etailer e del loro peso è aumentata la competizione di prezzo che a sua volta si è tradotta un calo dei prezzi, anche in mercati dove l’economia e l’occupazione sono a segno più e quindi nei quali le classiche regole macroeconomiche darebbero come conseguenza la ripresa dell’inflazione e non il perdurare della deflazione come invece sta accadendo. La spinta su un costante calo dei prezzi a fronte anche di volumi di vendita in aumento, sarebbe aiutata dell’ecommerce sia per la politica di pricing di questo canale sia perché le occupazioni che sono emerse con lo sviluppo della Rete, secondo gli esperti, sono numericamente inferiori a quelle del mondo fisico (nelle imprese digitale tanto è delegato alle ‘macchine’) e prevedono spesso salari più bassi. Ovviamente la perdurante deflazione è legata ad altri enne fattori, fra cui la crescita delle vendite di prodotti provenienti dalla Cina, ma anche le politiche fortemente promozionali di molti settori del retail stationary. Il quotidiano economico precisa che un’analisi di Goldman Sachs sugli effetti della crescita degli etailer sui prezzi negli USA, ha evidenziato che il suo impatto è dello 0,1% sull’inflazione totale e dello 0,25% su quella core. Alcuni settori come libri, abbigliamento, articoli sportivi e alcuni segmenti del mondo tecnologico ovviamente registrano cali più marcati di altri sul fronte dell’erosione di prezzo.
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