La crisi è un’opportunità e il design è lo strumento per coglierla al meglio. Ne è convinto Luca Fois, co-direttore insieme ad Arianna Vignati e Francesco Zurlo di Design for Kids and Toys, il percorso formativo di Poli.design Consorzio del Politecnico di Milano, che ha l’ambizioso obiettivo di formare una nuova generazione di professionisti in grado di gestire processi di progettazione complessi nel mondo dei prodotti e servizi per bambini, insomma i Kids and Toys designer del futuro. Babyworld lo ha incontrato per capire, non soltanto se il design sia pronto a giocare un ruolo chiave anche nella Prima Infanzia, ma quanto piuttosto se i player del mercato siano pronti a recepire la sfida. «Rispetto a quando è nato Design for Kids and Toys nel 2012 oggi la sensibilità sul tema è decisamente cambiata – sottolinea Luca Fois – Messa da parte la diffidenza iniziale, le aziende produttrici, anche quelle italiane del Giocattolo e della Prima Infanzia, hanno compreso la necessità di un approccio olisitico e sistemico alle loro produzioni. Un approccio che parta dal considerare i bambini come portatori autonomi di diritti e che quindi ponga le esigenze dei più piccoli al centro dell’intero sistema prodotto. Perché il design inteso come cultura, metodo e pratica del progetto e della produzione è proprio questo». L’interesse crescente al tema è testimoniato anche dall’attenzione suscitata dal Toys Design Manifesto, la piattaforma internazionale (in italiano , inglese e cinese) di analisi critica, confronto e indicazioni di metodo per Kids & Toys Designers, promossa da Cilab – Creative Industries Lab nel 2017. Ma non solo, le aziende italiane hanno accolto con favore anche il recente lancio sempre ad opera di Cilab, e in sinergia con un team di ingegneri gestionali, dell’Osservatorio del Toys and Kids Design. Due i livelli già attivati: da una parte l’osservazione generale con la stesura di report annuali e dall’altra la possibilità di approfondire temi d’interesse specifico per le singole aziende. In particolare i produttori hanno gradito la possibilità di lavorare con team di designer su temi specifici, come, per esempio, quello, caldissimo, del rapporto con il mondo del retail. «Archiviata la crisi, a sopravvivere saranno le aziende che sono riuscite a cambiare prospettiva, a lasciare il segno. E non c’è niente come il design funzionale a questo scopo» chiosa Luca Fois.
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