Michele Franzese: “A scuola dalla Tv”

“Gli eventi digitali dovranno imparare tanto da quel linguaggio” spiega l’autore presentando la sua guida post-pandemia ‘Human Digital Events. Ripensare gli eventi in un mondo digitale e in una prospettiva umana’
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Lo scorso dicembre è uscito il suo libro ‘Human digital events. Ripensare gli eventi in un mondo digitale e in una prospettiva umana’, realizzato insieme a Sebastino Afeltra. Come mai avete scelto di affrontare questa tematica?

“Perché abbiamo vissuto dal punto di vista umano e professionale uno dei periodi più complessi della nostra epoca, e quello degli eventi è stato non solo uno dei settori più colpiti, ma probabilmente anche la metafora di quanto il mondo è cambiato. Ognuno di noi ha cercato di reagire a questa chiusura imposta dalla pandemia producendo contenuti e cercando il modo per non perdere la connessione con i propri amici, familiari, lettori, clienti. Ognuno a modo suo è stato un’emittente, perché ha cercato nel digitale quello che aveva perso nella relazione con l’altro”.

Quale chiave di lettura volete dare, in un momento così complesso, in cui la pandemia non è ancora alle spalle, sul mondo degli eventi?

“Vogliamo dire che, sia per nostra esperienza diretta sia in quella delle tante persone che abbiamo intervistato, non esiste ancora un modo efficace per realizzare eventi che riescano a simulare l’esperienza dal vivo. La tecnologia immersa ancora non è matura o quanto meno è accessibile solo con capitali importanti e ha un’esperienza di utilizzo ancora non troppo friendly. Per cui dobbiamo accontentarci delle nostre webcam e delle nostre connessioni, rinunciando a sentirci coinvolti in un evento che si svolge solo online. Ma siamo certi che la pandemia ha accelerato il processo di innovazione e nei prossimi anni ne vedremo delle belle”.

Come ha cambiato il mondo degli eventi la Pandemia?

“La Pandemia ha fermato il settore, portandolo a interrogarsi sul suo futuro, sulla sua resilienza e sulle modalità che lo caratterizzeranno una volta ritornati alla normalità. Sicuramente si sono aperti nuovi spazi fisici in grado di realizzare eventi in modalità “ibrida”, quindi con una fruizione differenziata in presenza e digitale. Ma la mia sensazione è che potrebbe esserci un desiderio almeno per un po’ di tornare alla presenza quando sarà possibile al 100%”.

Cosa può dirci oggi sugli eventi fisici e digitali?

“La riflessione che ho fatto spesso in questi mesi è che la televisione è rimasta la forma di ‘intrattenimento / evento’ ancora oggi maggiormente ingaggiante. Pur essendo una forma assolutamente monodirezionale, è in grado di raccontare le storie tenendo incollati milioni di spettatori. Per cui gli eventi digitali dovranno imparare tanto da quel linguaggio”.

Quale evoluzione avrà il settore e come si evolverà il rapporto con il consumatore?

“La possibilità di fruire degli eventi a distanza, sebbene non appagante al 100%, ci ha fatto capire che il nostro tempo ha un valore importante e che, quindi, saremo disposti a muoverci per kilometri solo quando gli eventi varranno il viaggio ed il tempo speso. Questo darà, lo spero, un impulso alla qualità dei contenuti degli eventi stessi. Con una grande differenza tra il b2b ed il b2c. Nel primo caso, la partecipazione sarà mossa da motivazioni commerciali e quindi saremo più disposti allo sforzo, nel secondo il consumatore andrà dove davvero c’è qualità ed esperienza, elementi imprescindibili per gli eventi del futuro”.

Quali sono le principali problematiche da risolvere nel comparto eventi?

“Le sfide rimangono quelle di sempre: sicurezza degli spazi, igiene, tecnologia immersiva ma soprattutto la capacità delle professionalità di adattarsi al mondo che cambia. Quindi c’è una sfida anche formativa”.

Quando parliamo di eventi in store, quali sono le novità che vedremo quest’anno e nel

futuro?

“Essendo spazi piccoli e poco adatti agli eventi, gli spazi in store sono stati quelli più penalizzati. Se pensiamo per esempio alle promozioni in store, sono state praticamente tutte cancellate. Anche qui ritengo che dovremo inventarci qualcosa di completamente nuovo, perché i nostri utenti escono fuori da un periodo deprimente ed anestetizzante, per cui avranno bisogno di tornare a emozionarsi. Sta a noi capire come farlo”.

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