Oltre alla cameretta c’è di più

Un segmento che, più di altri, ha sofferto la stagnazione dei consumi, quello dei mobili e degli arredi per le camerette per bambini, è in realtà una grande occasione per Industria e Distribuzione della Prima Infanzia per conquistare un consumatore sempre più esigente e interessato a prodotti non solo funzionali, ma anche dalla forte valenza educativa e pedagogica. Come, direte voi? Basta sfruttare le ultime tendenze e proporre ai genitori qualcosa di più di mobili o semplici complementi d’arredo, guidando così il consumatore/cliente a trasformare la propria casa in un vero e proprio spazio di apprendimento per i più piccoli. È questo in breve il concetto alla base di Case per bambini, il progetto sviluppato dall’architetto Maya Azzarà. Babyworld l’ha incontrata.

Come nasce il progetto Case per bambini?

Il progetto Case anche per bambini nasce dal desiderio di diffondere un modello di accompagnamento alla crescita che, intrecciando pedagogia, esigenze pratiche del vivere quotidiano e arredamento, favorisce l’autonomia dei figli e la relazione con essi.

Da alcuni anni mi rivolgo a genitori, educatori, insegnanti e architetti attraverso incontri e formazione; ho pubblicato il libro “Case (anche) per bambini – Educare i bambini attraverso lo spazio domestico” (edizioni la meridiana) pensato per guidare i genitori nella scelta di arredi e accessori che rendano la casa uno spazio di apprendimento per i più piccoli e uno strumento educativo per gli adulti.

Cosa vuol dire riprogettare e ripensare la casa in funzione dei bambini?

Ripensare la casa in funzione dei bambini significa rivedere il proprio modo di considerare l’ambiente domestico e, di conseguenza, intervenire apportando alcune modifiche. Questo non significa abbattere muri o stravolgere l’ambiente, ma servirsi dei giusti arredi e di semplici accortezze pratiche che consentono di realizzare, accanto agli spazi degli adulti, angoli destinati alle attività dei più piccoli.

Quali sono gli step pratici da mettere in atto? Quali sono gli ambienti sui quali è necessario intervenire?

Il primo passo è coniugare teoria e pratica, mettendo in relazione intento educativo e organizzazione concreta della casa.

Parafrasando Maria Montessori, “aiutami a fare da solo” è l’atto che l’adulto dovrebbe compiere nei riguardi del bambino, mettendolo nelle condizioni di raggiungere la propria autonomia attraverso l’esercizio di atti utili quali vestirsi, prepararsi per uscire, curare la propria igiene personale, e tutte le altre azioni legate alla quotidianità. È quindi necessario che in ogni ambiente della casa siano predisposti idonei angoli ad altezza di bambino, ognuno destinato a una precisa attività.

Concentriamoci sulla cameretta, l’ambiente dove il bambino è il protagonista, come organizzare correttamente lo spazio?

Per il benessere del bambino è consigliabile l’allestimento di spazi che, oltre a rispondere ai suoi effettivi bisogni, risultino ben accessibili, proporzionati e sicuri.

Per un bimbo piccolo, per esempio, è consigliabile predisporre per terra un angolo morbido, con cuscini e tessuti soffici, rispondendo così al suo bisogno di contenimento affettivo e spaziale; in un’altra fase si possono proporre altri angoli, come ad esempio quello del gioco simbolico durante il periodo di sperimentazione del “fare finta di”.

Con il crescere del bambino cambiano anche le sue esigenze, e per questo uno spazio versatile e arredi regolabili in altezza rappresentano una buona soluzione per predisporre l’ambiente con flessibilità, rispondendo nel tempo ai bisogni del momento.

Quali sono gli errori più comuni dei genitori?

Gli errori comuni sono molteplici, ma derivano quasi tutti dal non aver strutturato un ambiente che consenta ai figli di provare a fare le cose da soli. Una classica situazione che fa esclamare ai genitori che incontro “Accidenti, non ci avevo mai pensato!” è l’attaccapanni all’ingresso: se non è fissato in basso, un bambino dove lascia il giubbotto entrando in casa? Chi si occupa di raccogliere e riporre il giubbotto? Chi lo recupera quando è ora di uscire?

Basta un semplicissimo gancio fissato alla giusta altezza affinché il bambino possa agire attivamente prendendo e riponendo la propria giacca, interiorizzando il gesto con spontaneità imitando i genitori, assumendosi una piccola ma sana responsabilità e acquisendo al contempo indipendenza, sicurezza e fiducia in se stesso.

E quelli dei produttori di mobili per bambini?

In questo caso credo che gli errori più comuni derivino dallo scorretto modello di bambino – e perciò di consumatore finale – che viene immaginato quando si progettano i mobili.

Gli arredi veicolano le azioni del bambino: questo significa che i produttori hanno in mano un potente strumento che incide sui processi educativi dei più piccoli e sulla qualità della vita delle loro famiglie. Quando questo fattore non viene sfruttato al meglio, le proposte risultano poco funzionali e, a volte, di ostacolo alle esperienze di crescita dei più piccoli.

Lei organizza workshop per insegnare ai genitori ad organizzare spazi a misura di bambino, di sicuro interesse anche per i negozi di Prima Infanzia nostri lettori. Quali consigli può rivolgere ai retailer per coniugare questo genere di discorso con la loro necessità di vendere mobili per bambini?

Quel che posso consigliare è di informarsi e formarsi sulle più moderne teorie pedagogiche relative al vissuto del bambino nello spazio abitato. Approfondendo queste tematiche si acquisisce una visione consapevole che consente di concepire un prodotto all’avanguardia, in grado di rispondere alle attuali tendenze nel settore dell’infanzia, proponendo ai genitori qualcosa di più di un singolo mobile. Si offre difatti un metodo educativo realizzabile attraverso una linea di arredi e accessori in grado di migliorare la vita delle famiglie, trasformando le case in un luogo condiviso, ordinato, pensato sia per i grandi che per i piccini, e perciò fonte di armonia e benessere per tutti.

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