Play Together Special Childreen

Come è nato il progetto e come si inserisce all’interno del negozio?

«La nostra insegna è presente a Napoli dal 1968 e da sempre siamo riconosciuti come un punto vendita all’avanguardia per la selezione e i servizi offerti alla nostra clientela. Circa tre anni fa ci siamo resi conto che si rivolgevano a noi, genitori, parenti e amici di bambini affetti da disabilità, in particolar modo quelli che rientrano nello spettro dell’autismo. Allora non eravamo sufficientemente preparati sull’argomento e abbiamo, quindi, scelto di iniziare un percorso formativo per offrire una selezione di giocattoli, caratterizzati da una forte predisposizione terapeutica e in grado di garantire al genitore o al terapista un supporto fondamentale nello sviluppo del proprio bambino. Il giocattolo infatti, è uno strumento fondamentale per la crescita del bambino, è essenziale nell’apprendimento e può essere uno strumento di valutazione e un incentivo a svolgere delle attività . Abbiamo poi individuato il nome del progetto, Play Together Special Childreen, creato il logo e affrancato su tutte le scatole della selezione e abbiamo ricavato all’interno del negozio un’area espositiva ben riconoscibile, che richiamasse gli elementi distintivi del nostro depliant».

Nella creazione di Play Together Special Childreen avete coinvolto anche terapisti e professionisti che lavorano nel mondo della disabilità infantile?

«Certamente. Quando scegliamo le scatole da inserire a catalogo, coinvolgiamo mamme, neuropsichiatri e operatori Aba (Analisi Applicata del Comportamento), una disciplina in cui molte applicazioni sono state sviluppate per favorire lo sviluppo cognitivo di bambini con disturbi di origine diversa, fra cui i bambini autistici. Grazie a questa collaborazione, abbiamo operato una suddivisione dei giocattoli, divise in aree sensibili che formano la legenda colorata , che permette a chiunque di riconoscere a quale supporto fanno riferimento: sviluppo fino-motorio, sviluppo grosso-motorio, sensoriale, linguaggio, gioco di ruolo, attività cognitive e cosi via. Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo poi perfezionato il progetto con la collaborazione di esperti del modello Dir, che rappresenta un modello diverso nel trattamento di bambini con severi disordini della relazione e della comunicazione nei primi due anni di vita ed è fondamentale nella diagnosi precoce. Possiamo dire quindi che si tratta di un assortimento in continua evoluzione perchè noi stiamo unendo la nostra professione di esperti giocattolai a competenze ogni giorno più specifiche legate al mondo Play Together Special Childreen».

Il progetto, però, va oltre la vendita dei prodotti. Può parlarcene?

«Siamo molto soddisfatti perché siamo riusciti a creare un vero e proprio network, di cui fanno parte terapeuti, specialisti, genitori e nonni, insomma una fitta rete di amici e collaboratori in cui il nostro ruolo va oltre la vendita esclusiva. questo ci ha portato a condividere e a prendere parte a molti progetti, legati alla disabilità infantile, sia in Italia sia all’estero. Siamo molto vicini alle famiglie, anche emotivamente e tramite questo progetto offriamo soprattutto l’opportunità a chiunque voglia di regalare un gioco, soprattutto indirizzato a bambini autistici, senza aver paura di sbagliare».

Quale futuro vede per Play Together Special Childreen?

«In questo momento storico, crediamo che in Italia, nonostante una crescente sensibilità, non ci sia la ancora la giusta attenzione sull’ l’argomento. Progetti come questi devono avere di fondo una conoscenza e una preparazione senza precedenti, perché le famiglie di questi bambini sono giustamente esigenti e non accettano l’improvvisazione. I nostri clienti hanno trovato in noi una professionalità e una preparazione tale da accettare noi e il nostro progetto, ma investiremo moltissimo nella nostra formazione, perché crediamo che solo con lo studio specifico, affiancato parallelamente ad una conoscenza scientifica del giocattolo si possano ottenere grossi risultati. Non escludiamo che in futuro possano nascere collaborazioni importanti per divulgare il nostro progetto».

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