Selezionare? La sfida più stimolante

Dirò Bimbi Concept Store è un vero e proprio concept store, ma anche una boutique, che ha compiuto nel 2017 il suo quinto anno di attività. «A Canosa di Puglia – spiega la titolare Rosaria Di Nunno – non esisteva un negozio di questo tipo dedicato ai bambini. Dopo una ricerca di oltre un anno, avendo un’esperienza nel commercio nel settore interior, ho aperto Dirò nel febbraio 2012. Ho iniziato con calzature, accessori come borse maman, selezionati al top dell’offerta italiana, ma anche culle e arredi per camerette. Si sono subito aggiunte molte linee di abbigliamento e di accessori per l’infanzia e i bambini, fino ai teenager». Babyworld l’ha incontrata.

Quali sono le dimensioni del punto vendita?

«Lo spazio è di circa cento metri quadrati, compresi i servizi, il magazzino e i camerini prova. La progettazione e la realizzazione degli interni ha richiesto circa sei mesi e l’impegno di mastri artigiani di grande abilità. Ho sempre pensato che l’ambiente in cui accogliere i bimbi e le mamme, insomma i clienti, è parte fondamentale dell’offerta. Soprattutto è il modo più importante per comunicare all’esterno il messaggio di posizionamento dello spazio, a chi vuole “parlare” e soprattutto come. Le due vetrine più quella d’ingresso sono sempre state una scena verso l’esterno e un invito verso l’interno, perché da esse è possibile osservare ogni angolo della boutique».

Quali sono le sue caratteristiche principali?

«Dirò si distingue per l’altissima qualità complessiva. Non solo dei prodotti e delle cose, ma anche del servizio in senso ampio. Cerco e cerchiamo di far sì che una semplice visita sia sempre un’esperienza per coloro che entrano la prima volta, per le “habitué” un momento piacevole e addirittura di relax. Con molte persone s’è instaurata una relazione di contenuti e di piacevole cordialità».

Quali merceologie trattate nei punto vendita e in che modo?

«Andiamo dai primi giorni di vita di un bimbo fino ai sedici anni. Culle e arredi, corredi e profumi, borse e passeggini, abbigliamento e accessori da zero a dodici mesi sono presenti con grande varietà di scelta. Il cosiddetto “new-born” è certamente un punto di forza della boutique, che ormai ci viene riconosciuto dalla clientela che ci raggiunge da centri a volte molto distanti da Canosa. Abbigliamento, calzature e ogni genere di accessori completano l’offerta sulle altre fasce di età. Siamo nel meraviglioso Sud del Paese e gli eventi familiari hanno grande rilevo, sono parte della nostra cultura. La “cerimonia” è particolarmente sentita e la nostra offerta si è sempre caratterizzata per ampiezza ed estetica della selezione: dai più piccoli e fino alle piccole ed esigentissime “signorine”».

Come viene attuata la selezione dei prodotti del negozio? In base a quali requisiti vengono selezionati?

«Selezionare? La sfida più stimolante. Spesso salto una collezione, oppure la riduco al minimo se non è in linea con i motivi per i quali era stata inserita da “dirò”. I requisiti fondamentali sono due: sentire una emozione di fronte ad un oggetto, un capo o un manufatto, verificare che il prezzo che dovrò richiedere per quella cosa sia, anche alto o altissimo, sia in equilibrio con il prodotto. Voglio offrire cose “vere”».

Quali sono i punti fissi della politica del suo punto vendita?

«Altissima qualità dei prodotti. Eccellente qualità del servizio. Persuasa che i prodotti possono anche cambiare, ma il modo di porsi e soprattutto di ascoltare le persone, sono caratteristiche sempre più rare e preziose. Qui sono connaturate nel lavoro di ogni giorno».

Un altro tema di grande importanza è la sicurezza: come vi muovete in questa direzione? E’ una tematica a cui i consumatori sono particolarmente attenti?

«Piccoli e bambini significano sicurezza. I marchi trattati sono molto noti, aziende serie che hanno attuato politiche molto attente in tema di sicurezza. Anche quelle, alcune famosissime che producono all’estero, svolgono da anni un attento lavoro alla fonte che ci assicura una salvaguardia da qualsiasi problema in questo ambito».

Siete affiliati a qualche gruppo o indipendenti?

«Opero nel segmento alto dell’offerta. Da qualche tempo si ipotizza una “camera dei buyer bimbi” sul modello di quanto accade nell’adulto. Di fatto e quotidianamente ci sentiamo tra colleghi che hanno attitudini a noi comuni, per scambiarci opinioni, pareri, informazioni. Insomma abbiamo iniziato a parlarci.».

Come fidelizzate la clientela?

«Prodotto e clienti sono il nostro patrimonio. Ogni giorno cerchiamo di comunicare che qui troveranno bellissime cose e una disponibilità davvero rara. Non abbiamo mai realizzato azioni strutturate come ad esempio carte fedeltà o cose del genere. Prodotti e servizio sono il nostro mix».

Quali servizi offrite?

«Sartoria, assortimenti personalizzati, consegne a domicilio, garanzia sulle vendite. Visite su appuntamento anche fuori orario e nei giorni festivi».

Quali attività ed eventi in store organizzate per fidelizzare la clientela?

«Nel primo anno abbiamo organizzato molti eventi. Dalla presentazione di libri a mostre e “tea moment”. Per le ultime festività il proscenio sono stati i portici con personaggi in costume. Due volte l’anno invitiamo la clientela a presentazioni ad hoc di una nuova griffe o di una collezione»

Com’è cambiato rispetto al passato il consumatore? Come è necessario rapportarsi oggi per intercettare e esigenze della clientela?

«È cambiato il mondo e siamo cambiati tutti noi. Siamo tutti clienti. Il settore del bambino è denso di competizione. Nella rete le mamme, le nostre clienti base, si confrontano ogni giorno. Per me è necessario essere flessibile ed essere visibile. Flessibile verso ogni tipo di domanda e richiesta, visibile cercando di portare questo spazio, virtualmente, in luoghi lontani. Ho iniziato la pubblicità in rete e sono pentita del solo fatto di aver cominciato così tardi».

La vostra insegna si è anche aperta all’ecommerce?

«Avremo il nostro e-commerce. Non sono quindi contraria, la rete è strumento protagonista del cambiamento epocale cui accennavo. Mi spiace constatare sempre più spesso che i negozi sono “i camerini di prova” dei siti ufficiali di vendita di marchi che trattiamo. A volte le loro politiche commerciali in termini di prezzi e periodi di sconto sono addirittura scorrette. Questo non va bene e ci causa danni sulle vendite ma anche sulla credibilità personale e professionale».

Qual è il vostro rapporto con i Social Network?

«Che dire? Da una parte sono divenuti un sistema sociale. Rilevo anche che i “social” mettono in vetrina tutto e tutti. Rimang sorpresa dalla intensità di chiacchiericcio che passa per i social, prediligo più garbo e senso della misura. D’altra parte sono incredibili e in un attimo ci portano differenze e bellezza e notizie. Ci donano l’intero mondo di una persona o di un qualcosa che succede di là del mondo o dietro casa nostra e di cui nulla sapevamo».

Avete dei progetti per il futuro?

«Ampliare lo spazio, realizzare alcune produzioni con la nostra etichetta. Riuscire infine a delineare un modus operandi che possa durare nel tempo, lasciare un piccolo “segno”».

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