SophiePetit, un salotto a misura del bambino

Un ambiente insieme sofisticato e accogliente, in cui trovare raffinati capi per neonato interamente prodotti in Italia avendo anche la possibilità di ordinare pezzi su misura, articoli da regalo esclusivi, unici e anche uno spazio pre maman pensato per le neo mamme che vogliono vivere la gravidanza e il periodo dell’allattamento senza rinunciare a un tocco di raffinatezza. SophiePetit, il punto vendita aperto nel 2013 a Milano in via Giovanni Rasori da Sofia Viganò incarna un concept di negozio che in qualche modo ha saputo precorrere i tempi. Merito forse del background della sua titolare che ha deciso di aprire questo punto vendita dopo essersi occupata a tempo pieno della produzione di capi di abbigliamento e accessori prestigiosi per bambini.

Cosa l’ha convinta a puntare su questo concept?

Proprio di recente, mi è capitato di partecipare a un evento collegato a Pitti Bimbo in cui si affermava che in futuro il concept store da bambino sarebbe stato caratterizzato sempre di più dalla coesistenza di aziende di design, libri e abbigliamento. Ecco, io questa impostazione l’ho pensata tre anni fa, quando ho deciso di aprire questo negozio. Il marchio SophiePetit esiste dal 1992 e inizialmente era specializzato nella produzione di abbigliamento e accessori per bambino esclusivi e interamente prodotti in Italia. Dopo qualche anno l’invasione delle produzioni estere ha creato una pressione sui prezzi tale da indurre molti miei competitor a trasferire la produzione all’estero. Io ho preferito restare fedele alla mia impostazione iniziale, puntando su un piccolo atelier. Fin da subito ho pensato a uno spazio che riuscisse a rappresentare appieno un mondo così articolato come quello del bambino. I negozi di puericoltura con le loro file di passeggini e di lettini mi sono sembrati tanto inadeguati alle aspettative di un certo tipo di clientela quanto le boutique troppo esclusive che avevo avuto occasione di conoscere. Mi sono convinta che la strada giusta era quella di ideare uno spazio raffinato nel gusto, come è nella tradizione del marchio SophiePetit, ma concepito come una casa accogliente che invoglia tutte le persone a entrare e offre anche dei servizi, come il Baby Pit Stop o il passeggino di cortesia. Abbiamo infatti un accordo con Quinny che ci dà la possibilità di scegliere due modelli che più si armonizzano con lo stile del negozio e di metterli a disposizione delle mamme che, magari, vogliono provarli sul campo prima di acquistarli. Abbiamo un accordo simile anche con Valentino Edizioni, di cui proponiamo una selezione di titoli. L’obiettivo è offrire un servizio al cliente che da noi ha anche la possibilità di regalare il libro abbinandolo a un pupazzo o a un decoro per la camera.

Il negozio si propone anche come spazio da vivere per i bambini che trovano ad accoglierli cavallini e poltroncine a misura, un cesto di giochi e colori.

Quali sono i punti qualificanti di questo concept?

I 25 anni di esperienza del marchio SophiePetit ci permettono di soddisfare chi ha un’esigenza legata alla vita di tutti i giorni e anche chi vuole acquistare un capo, la culla o un intero corredino creato su misura. Un altro nostro punto forte è che abbiniamo ai prodotti SophiePetit articoli di design esclusivi provenienti da tutto il mondo e che sono il frutto di una mia accurata ricerca e selezione. Cerco di privilegiare i prodotti tradizionali italiani come il Pinocchio di Collodi, perché penso siano un valore aggiunto da offrire alla nostra clientela straniera. Nel tempo ho selezionato anche alcune serie limitate realizzate da aziende straniere – tra cui ad esempio l’orsetto in vero agnello di un’azienda australiana o la pecora disegnata da un designer danese – che propongo in esclusiva per l’Italia e che ho scelto perché si sposano con l’immagine di questo negozio che, per quanto sofisticato, vuole comunque essere democratico. In questo modo siamo in grado di soddisfare anche chi vuole trovare un regalino particolare, spendendo intorno ai 10 euro. In passato come SophiePetit abbiamo disegnato un armadio casetta e un lettino con la cicogna. In prospettiva non escludo di ampliare l’offerta di articoli per la camera da bambino, magari lavorando in sinergia con qualche azienda artigianale specializzata in questo campo. Ma è molto difficile, perché manca una cultura della collaborazione tra aziende.

Quanto incidono i progetti personalizzati sul vostro giro di affari?

Dipende dagli anni e dal tipo di progetto. Noi realizziamo sia articoli in taglia su misura sia interi corredini destinati a una clientela internazionale di altissimo livello. In questo caso il valore del progetto può anche arrivare a uguagliare diverse settimane di vendite del negozio.

Il vostro mix di prodotto tradisce un’evidente attenzione per il design. Pensa che in prospettiva questo sarà un trend anche nel mondo del bambino?

Questo negozio si trova a Milano che, come tutti sappiamo, ospita eventi come il Salone del Mobile e il Fuori Salone che l’hanno accreditata come una delle città di riferimento nel mondo del design. Non nego che al momento, nel mondo del bambino il tema del design viene spinto poco. Ho individuato tre aziende di arredamento e di design di grande prestigio che hanno a catalogo anche due o tre articoli per bambino disegnati da designer di fama internazionale. Nonostante tutti gli sforzi, qualsiasi tentativo di entrare in contatto con loro in modo da chiudere un accordo che mi consentisse di inserirli nel mio negozio sono per ora caduti nel vuoto, perché non sono interessati a seguire chi vuole distribuire solo alcuni dei loro prodotti. Sono convinta, però, che nel giro di poco tempo il design diventerà importantissimo anche nel mondo del bambino. E per questo motivo continuo a cercare in Italia e all’estero dei designer che siano in grado di abbinare creatività e quel tanto di spirito imprenditoriale che serve a garantire, ad esempio, certezza nei tempi di consegna. La nostra è una clientela molto esigente, anche sul fronte della puntualità.

Nel suo negozio è vietato espressamente fare fotografie. Una scelta molto particolare, da che cosa dipende?

Capitava molto spesso che entrassero delle persone interessate a fotografare il nostro negozio, nel chiaro intento di copiare il nostro stile. Sono convinta che, in prospettiva, questo negozio potrebbe diventare una sorta di concept store pilota. Il cartello che vieta di fotografare nasce dal fatto che non vogliamo essere copiati. Siamo qui per fare business e siamo aperti a studiare forme di collaborazione. Il problema di distinguersi e di introdurre nuovi concept è oggi molto sentito. La mia fortuna è quella di non essere un vero negoziante che, a prescindere dal fatto che gli piaccia o meno, sceglie il prodotto in base alla probabilità di venderlo. Tutto il mio background culturale, la mia esperienza come stilista e la conoscenza dei processi produttivi mi portano a puntare esclusivamente su articoli che rispondono al mio gusto e che rientrano nell’immagine che ho voluto per questo negozio. In altre parole, sacrifico l’esigenza commerciale al mantenimento del concept. Può sembrare una debolezza, ma, invece, è il fattore che ci consente di essere unici.

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