Virus Contraffazione

Dal 2002 Presidente del Centro Studi Grande Milano e Centro Studi Anticontraffazione, da gennaio 2011 a novembre 2012 presidente del Consiglio Nazionale Anticontraffazione, oggi è Consulente presso la Commissione Parlamentare di Inchiesta della Lotta alla Contraffazione e Consigliere Regionale della Regione Lombardia. Toy Store ha incontrato Daniela Mainini.

Quali sono le battaglie più importanti che ha portato avanti nella lotta alla contraffazione in Italia?

Durante la presidenza del Cnac ho avuto l’onere e l’onore di indire per la prima volta in Italia gli Stati generali della Lotta alla contraffazione e redatto il Piano Nazionale Anticontraffazione, lo strumento che per la prima volta ha definito il quadro strategico per la lotta alla contraffazione a livello nazionale e gli indirizzi per orientare l’azione delle amministrazioni e dei policy maker.

Il Piano ha anche individuato le sei macro-aree di priorità. Quali sono?

Con un grande lavoro di squadra pubblico/privato si erano individuate le sei macropriorità di intervento: la Comunicazione destinata ai consumatori, perché la lotta alla contraffazione passa necessariamente dalla sensibilizzazione del target e dal rafforzamento della cultura della proprietà intellettuale, soprattutto presso le giovani generazioni ; il rafforzamento territoriale, per creare e applicare a livello locale un modello strategico per la lotta alla contraffazione, prevedendo un coordinamento delle Forze dell’Ordine e la formazione delle stesse; lotta alla contraffazione via Internet che si concretizza nel tentativo di trovare un giusto equilibrio tra gli interessi dei fornitori di connettività, i gestori dei contenuti e i titolari dei diritti ; formazione alle imprese in tema di tutela della proprietà intellettuale, in una prospettiva non solo nazionale, ma anche internazionale, e alla Tutela del Made in Italy da fenomeni di usurpazione all’estero e infine l’Enforcement, che prevede un particolare focus sulla preservazione della specializzazione dei giudici civili e l’importante obiettivo della specializzazione dei giudici penali.

Come l’Industria, e nel nostro caso parliamo di player del Giocattolo, può collaborare con lo Stato e le forze dell’ordine nell’individuazione di strategie e azioni di contrasto al fenomeno della contraffazione?

Nel mondo del Giocattolo la contraffazione è molto insidiosa, non soltanto per il target di riferimento, ma anche perché in questo caso il tema va di pari passo con quello della sicurezza. L’Industria del settore ne è consapevole, e ha quindi tutto l’interesse ad agire. Anche perché così facendo tutela il proprio marchio, il capitale immateriale più importante che possiede. Proprio per valorizzare questo capitale, le aziende, anche quelle del Giocattolo dovrebbero, a mio avviso, dotarsi di una competenza interna specializzata nell’Intellectual Properties Management, un professionista capace di interfacciarsi con le forze dell’ordine, le dogane, la guardia di finanza, ovvero tutti quei presidi che lo Stato mette a disposizione dell’Industria nella difesa della propria autenticità.

Come è possibile diffondere in Italia una maggiore cultura sul tema dell’acquisto nel rispetto del prodotto Giocattolo e dell’azienda che lo ha ideato?

È necessario innanzitutto che i consumatori capiscano che comprare un giocattolo contraffatto non significa risparmiare, ma vuol dire mettere nelle mani di un bambino qualcosa di estremamente pericoloso. Un gesto di leggerezza che può costare molto caro. Troppo spesso si parla di prezzo e non di valore, acquistare un prodotto autentico e non contraffatto vuol dire non sfruttare il lavoro minorile, non appoggiare una sistematica violazione del lavoro e riconoscere il valore di una filiera che deve necessariamente essere etica.

Per sensibilizzare i consumatori fin da giovani sul questo tema, lei è autrice del libro “Virus Contraffazione”: come nasce questo progetto? Quali sono i concetti che mira a veicolare?

È un progetto educativo rivolto ai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori che parte dalla considerazione, emersa anche dalle ricerche realizzate dal Centro Studi Anticontraffazione, che i giovani non hanno alcuna consapevolezza di quanto sia sbagliato acquistare prodotti contraffatti, anche perché hanno l’esempio di milioni di mamme che lo fanno ogni giorno. Con “Virus Contraffazione” ci si rivolge ai giovani, in modo che siano loro a insegnare ai genitori che cosa vuol dire comprare contraffatto. Bisogna far capire alle nuove generazioni perché occorre essere realmente autentici, bisogna responsabilizzarle sulla necessità di un acquisto di legalità. Perché al di là della repressione, la cultura della legalità va costruita dal basso.

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